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Aggiornamento in Medicina
Una nuova tecnica di manipolazione cellulare è stata messa a punto dai ricercatori dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, e applicata per la prima volta su bambini colpiti da gravi immunodeficienze, rare malattie genetiche dell'infanzia, leucemie e tumori del sangue. Anche in assenza di un donatore completamente compatibile, la nuova tecnica rende possibile il trapianto di midollo da uno dei due genitori con percentuali di guarigione sovrapponibili a quelle ottenute utilizzando un donatore perfettamente idoneo.
I risultati di questa sperimentazione sono stati ora pubblicati sulla rivista Blood.
Il trapianto di cellule staminali del sangue rappresenta una terapia salvavita per un elevato numero di pazienti pediatrici affetti da leucemia o da altri tumori del sangue, così come per bambini che nascono senza adeguate difese del sistema immunitario o con un'incapacità a formare adeguatamente i globuli rossi ( malattia talassemica ).
Per tanti anni, l'unico donatore impiegato è stato un fratello o una sorella immunogeneticamente compatibile con il paziente. Ma la possibilità che due fratelli siano identici tra loro è solamente del 25%. Per ovviare a questa limitazione, sono stati creati i Registri dei Donatori Volontari di Midollo Osseo che arruolano ormai più di 20 milioni di donatori e le Banche di Raccolta e Conservazione del Sangue Placentare, le quali rendono disponibili circa 600.000 unità nel mondo.
Tuttavia, un 30-40% dei pazienti non trovano un donatore idoneo o hanno un'urgenza di essere avviati al trapianto in tempi non-compatibili con quelli necessari a identificare un donatore al di fuori dell'ambito familiare.
Con lo scopo di rispondere a questa urgenza terapeutica, negli ultimi 20 anni molto si è investito nell'utilizzo di uno dei due genitori come donatore di cellule staminali emopoietiche, per definizione, immunogeneticamente compatibile per il 50% con il proprio figlio.
Tuttavia, l'utilizzo di queste cellule senza alcuna manipolazione rischia di causare gravi complicanze, potenzialmente fatali, correlate alla procedura trapiantologica stessa. Per questo motivo, fino a pochi anni fa, si utilizzava un metodo di purificazione di queste cellule che garantiva una buona percentuale di successo del trapianto ( attecchimento ) ma che, sfortunatamente, si associava a un elevato rischio infettivo soprattutto nei primi mesi dopo il trapianto con un'elevata incidenza di mortalità. Come risultato finale, i trapianti da uno dei due genitori avevano una probabilità di successo significativamente inferiore a quella ottenibile impiegando come donatore un fratello o una sorella, o un soggetto identificato al di fuori dell'ambito familiare.
Negli ultimi anni, i ricercatori dell'Ospedale Bambino Gesù hanno messo a punto una nuova tecnica di manipolazione delle cellule staminali che permette di eliminare i linfociti T alfa/beta+, responsabili dello sviluppo di complicanze legate all'aggressione da parte di cellule del donatore sui tessuti del ricevente ( graft versus host disease ), lasciando però elevate la quantità di linfociti T gamma/delta+, cellule Natural Killer, capaci di proteggere il bambino da gravi infezioni soprattutto nei primi 4 mesi dopo il trapianto.
Questa innovativa procedura di trattamento cellulare è stata sperimentata su 23 pazienti pediatrici affetti da patologie rare e diversamente fatali come l'immunodeficienza severa combinata ( SCID ), l'anemia di Fanconi, la thalassemia major e l'anemia aplastica severa.
Dallo studio è emerso che la probabilità di cura definitiva per questi bambini sia del 90% e cioè sovrapponibile a quella ottenuta utilizzando come donatore un fratello perfettamente compatibile.
In Italia, infatti, nell'anno 2013, sono stati sottoposti a trapianto allogenico di midollo osseo per malattie non-maligne 125 bambini. Grazie a questa nuova frontiera, almeno altri 40 bambini l'anno, diversamente destinati a esito infausto ( immunodeficienze severe ) o a dipendenza cronica dalle trasfusioni ( malattia talassemica ), potranno avere una chance di guarigione definitiva.
Nei casi di leucemie acute e tumori del sangue, la tecnica è stata sperimentata con successo al Bambino Gesù già su più di 70 piccoli pazienti, con percentuali di successo dell'80%.
Contando che solo in Italia nel 2013 sono stati effettuati circa 240 trapianti allogenici legati a queste patologie, il numero dei pazienti trapiantabili potrà essere ulteriormente espandibile in futuro grazie alla nuova procedura di trattamento cellulare. ( Xagena2014 )
Fonte: Ospedale Bambin Gesù, 2014
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