Biomedicina :: Malattie rare & Biotech
Aggiornamento in Medicina
Il trasferimento di nuclei di cellule somatiche in ovociti è in grado di dare origine a cellule staminali pluripotenti equivalenti alle cellule embrionali staminali, tecnica promettente per la terapia di sostituzione cellulare autologa.
Sebbene i metodi per indurre le cellule staminali pluripotenti dalle cellule somatiche mediante fattori di trascrizione siano ampiamente utilizzati nella ricerca di base, sono state segnalate numerose differenze tra cellule staminali pluripotenti indotte e cellule staminali embrionali, che possono potenzialmente influenzare il loro utilizzo clinico.
A causa del potenziale terapeutico delle linee diploidi di cellule staminali embrionali derivate da cellule adulte di soggetti umani malati, sono stati studiati sistematicamente i parametri che influenzano l'efficienza di sviluppo dei blastocisti e la derivazione di cellule staminali.
I miglioramenti al protocollo di attivazione dell'ovocita, compreso l'uso di chinasi e inibitori della traduzione, e colture cellulari in presenza di inibitori delle istone deacetilasi, promuovono lo sviluppo allo stadio di blastocisti.
L'efficienza dello sviluppo è risultata variabile tra donatrici di ovociti, ed è stata inversamente correlata al numero di giorni di stimolazione ormonale necessari per la maturazione degli ovociti, mentre la dose giornaliera di gonadotropina o il numero totale di ovociti in metafase II recuperati non ha influenzato il risultato dello sviluppo.
Poiché l'uso di virus Sendai concentrato per la fusione cellulare ha indotto un aumento della concentrazione di calcio intracellulare, causando l'attivazione prematura degli ovociti, è stato usato il virus Sendai diluito in un terreno privo di calcio.
Utilizzando questo protocollo di trasferimento nucleare modificato, sono state derivate linee di cellule staminali pluripotenti diploidi da cellule somatiche di un neonato e, per la prima volta, di un adulto, una donna con diabete mellito di tipo 1. ( Xagena2014 )
Yamada M et al, Nature 2014; 510: 533-536
Med2014 Endo2014