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Aggiornamento in Medicina
Il trattamento di cellule di pazienti affetti da distrofia muscolare congenita di Ullrich con Ciclosporina A ripara il guasto che scatena la malattia, proprio come era successo nel modello animale. È questa la prima risposta di uno studio pilota su 5 pazienti affetti dalla malattia con difetti nel gene per il collagene VI, una proteina che normalmente riveste le fibre muscolari formando una sorta di ragnatela e che manca nei malati.
Il risultato, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences ( PNAS ), è opera di Luciano Merlini del Dipartimento di Medicina Diagnostica e Sperimentale dell’Università di Ferrara nell’ambito di uno studio diretto presso l’Università di Padova da Paolo Bernardi ( Dipartimento di Scienze Biomediche Sperimentali e Istituto di Neuroscienze del CNR ) e Paolo Bonaldo ( Dipartimento di Istologia, Microbiologia e Biotecnologie Mediche ). Allo studio hanno partecipato anche altri ricercatori: Nadir Maraldi degli Istituti Ortopedici Rizzoli e dell’Università di Bologna ed Alessandra Ferlini dell’Università di Ferrara.
Da studi precedenti degli stessi ricercatori era emerso che il meccanismo alla base della malattia risiede nei mitocondri, le centrali energetiche delle cellule, che Bernardi ed i suoi collaboratori studiano da molti anni. Si tratta di un corto circuito provocato dall’apertura di un canale mitocondriale che in laboratorio può essere chiuso impiegando la Ciclosporina A. Con questo farmaco i ricercatori erano già riusciti a curare le lesioni ai muscoli dei topolini privi del collagene VI, ma rimaneva da chiarire se il farmaco potesse avere efficacia anche nell’uomo.
Cinque pazienti ( 4 affetti da distrofia di Ullrich e 1 da miopatia di Bethlem ) con diverse manifestazioni cliniche della malattia poiché portatori di diversi difetti genetici ( ma tutti a carico del gene per il collagene VI ), sono stati trattati con Ciclosporina A.
Il gruppo di ricercatori è riuscito a misurare la funzionalità dei mitocondri in biopsie muscolari effettuate sui pazienti prima e dopo il trattamento con Ciclosporina A, dimostrando che entro un mese dall’inizio della terapia si verifica un netto miglioramento, con diminuzione parallela della morte delle fibre muscolari.
Un dato particolarmente incoraggiante è l’aumento della rigenerazione muscolare ( soprattutto nei pazienti più piccoli ), un dato che fa sperare che il farmaco possa avere degli effetti benefici sul quadro clinico. Va infatti tenuto presente che il muscolo distrofico è in parte sostituito da tessuto connettivo e adiposo, e che è ancora presto per dire se il farmaco sarà in grado di ristabilire almeno in parte la massa muscolare.
Lo studio rappresenta comunque un punto di svolta, che permetterà presto di partire con un protocollo clinico su più vasta scala.
Lo studio rappresenta un brillante esempio di medicina traslazionale, in cui la comprensione dei meccanismi che scatenano le malattie nei modelli animali offre la possibilità di sviluppare terapie razionali e di trasferirle rapidamente all’uomo.
Come la miopatia di Bethlem, la distrofia muscolare congenita di Ullrich è una grave forma di distrofia muscolare dovuta a mutazioni nei geni per le catene del collagene VI. È una malattia autosomica recessiva, trasmessa cioè da due genitori portatori sani. Rispetto alla miopatia di Bethlem, la distrofia congenita di Ullrich presenta un quadro clinico più grave: si manifesta alla nascita con debolezza e contratture muscolari soprattutto del tronco e degli arti, senza però alcun interessamento neuropsichico. La miopatia di Bethlem e la distrofia di Ullrich, quindi, sono varianti della stessa malattia, in quanto entrambe dipendono da alterazioni in uno dei tre geni responsabili della formazione del collagene di tipo VI. ( Xagena2008 )
Fonte: Telethon, 2008
Neuro2008 Farma2008